> Come vivere con il mal di stomaco

Di Francesca Fiorentino, www.enxerio.com

Tutta colpa del logorio della vita moderna. Il bruciore di stomaco è uno dei sintomi più legati allo stress quotidiano (liti in famiglia o coi colleghi di lavoro, esami universitari), alle piccole e grandi delusioni della giornata, alla cattiva alimentazione (ma non esiste una dieta salvastomaco, meglio fare un test ed eliminare i cibi che danno fastidio).

Sono 12 milioni gli italiani che soffrono di pirosi gastrica, una patologia che viene però affrontata in maniera diversa dai nostri connazionali; c’è la categoria dei frustrati, quelli che si ritrovano lo stomaco in fiamme da 2 a 8 volte al mese e, quando accade, cadono nello sconforto. Poi ci sono gli  interventisti che soffrono talmente per colpa del bruciore da utilizzare qualunque rimedio per vederlo sparire. I diffidenti, al contrario, considerano i farmaci l’ultima spiaggia.

In questo elenco particolarissimo inseriamo anche le grandi vittime che devono fronteggiare i disagi per lo stomaco in fiamme 3 o più volte alla settimana. Sono soprattutto fumatori e consumatori abituali di alcolici. Infine, gli stoici, che soffrono senza curarsi. A tutti diamo un consiglio: non guardare il telegiornale ad ora di cena, perché il 6%dei pazienti ammette che anche seguire le vicende politiche o di cronaca nera fa bruciare lo stomaco.

> Come difendersi da un venditore invadente con la tecnica del disco rotto

Un guest post di Marco Germani, http://meccanismipersuasione.blogspot.com/

La tecnica denominata del “disco rotto” è spesso uno dei mezzi più efficaci per difenderci da qualcuno che, in modo invadente cerca di proporci un servizio o un prodotto. E’ cosa nota che un bravo venditore dovrebbe inizialmente identificare un bisogno da parte del suo potenziale cliente, fargli quante più domande possibili per capire le sue reali esigenze e, solo in un secondo momento, presentare la sua soluzione, sottoforma del prodotto o del servizio che sta commercializzando.

Questo processo, che ogni venditore di successo pratica quotidianamente, presuppone però una certa disciplina, una solida preparazione e soprattutto contempla l’ipotesi, per quanto poco auspicabile per il venditore che, dopo aver ascoltato il cliente, si capisca che il prodotto in vendita non può essere di aiuto alla persona, o non sia conforme alle sue specifiche esigenze e quindi la presentazione dettagliata dello stesso vada evitata, chiedendo al massimo all’interlocutore delle referenze di altri contatti potenzialmente interessati.

Nel mondo reale però, i venditori validi sono pochi e le cose vanno diversamente. Ci troviamo spesso, al telefono o di persona, di fronte a persone che hanno pochissimo interesse ad ascoltare le nostre esigenze e sono focalizzati esclusivamente sulla presentazione del loro prodotto, iniziando a chiudere la vendita molto prima di aver ricevuto da parte nostra dei “segnali di acquisto”. Dire che non siamo interessati non basta, le nostre parole non sono minimamente ascoltate e il venditore è talmente desideroso di chiudere la vendita e portare a casa la sua commissione, che a volte liberarcene, senza essere scortesi, può essere un problema.

Vediamo allora in cosa consiste la tecnica denominata “del disco rotto”. Un disco musicale rotto, metaforicamente, è quello che a causa di un problema sulla sua superficie, continua a ripetere lo stesso frammento musicale all’infinito. Ecco come possiamo fare lo stesso: quando il venditore è insensibile alle nostre parole di disinteresse, possiamo costruirci una frase, un po’ più articolata del semplice “non mi interessa” e dire ad esempio:

“Guardi, il suo prodotto è sicuramente molto interessante e sono sicuro che lei lo promuove con la massima integrità. Tuttavia, in questo momento, ho altre priorità e non sono interessato all’acquisto”

Quando il venditore, continuerà ad insistere, magari chiedendoci perché o continuando a descrivere le meraviglie del suo prodotto, non dobbiamo fare altro che ripetere esattamente la stessa frase, senza alcuna variazione, in tono però rilassato e cordiale. L’efficacia della tecnica si vede quando, dopo massimo la terza ripetizione da parte nostra (ma molto spesso basta la seconda) il venditore capisce che è meglio lasciare perdere perché ha di fronte una persona che conosce le tecniche di comunicazione e che comunque non procederà all’acquisto.

Questa semplice tecnica, quando serve, può far risparmiare molto tempo sia a noi che all’impreparato venditore, a cui rendiamo quindi, indirettamente un servizio.

Vuoi approfondire il tema della persuasione ?
http://www.ebookpersuasione.altervista.org/

> Mal di schiena, provate lo yoga

Di Francesca Fiorentino, www.enxerio.com

Antica disciplina, metodo per ritrovare l’equilibrio interiore, mezzo per giungere ad una fusione armonica tra psiche e corpo. E anche un ottimo alleato contro il mal di schiena. Stiamo parlando dello yoga i cui numerosi benefici, specialmente nella lotta ai dolori lombari, sono stati analizzati un dettagliatissimo studio pubblicato sulla rivistaArchives of Internal Medicine, e condotto su più di 200 adulti afflitti cronicamente da un mal di schiena moderato; patologia che si è nettamente ridotta durante le varie sessioni di yoga, inducendo i pazienti a consumare un numero sempre più limitato di antidolorifici.

Gli autori dello studio sono giunti a queste conclusioni confrontando tre diversi approcci: ad alcuni volontari è stato dato del materiale informativo per l’autogestione del mal di schiena, un altro gruppo ha seguito una lezione a settimana di yoga dalla durata di 75 minuti, per 12 settimane, e l’ultimo raggruppamento ha seguito con le stesse modalità sessioni di stretching.

La disciplina orientale, dunque, si è rivelata positiva per i suoi effetti benefici sulla funzionalità della colonna vertebrale e sul dolore alla schiena agendo soprattutto sul fronte fisico, grazie allo stretching e al rafforzamento muscolare. Ottimi anche i risultati dello stretching. L’importante è seguire le varie lezioni con la supervisione di un personal trainer, in grado di modificare eventuali posture sbagliate.

> Sbadigliare raffredda la testa

Di Francesca Fiorentino, www.enxerio.com

Sbadigliare non è segno di noia o stanchezza, o meglio non solo. Quando si sbadiglia lo si fa per soddisfare un’esigenza del nostro cervello, quella di essere ‘rinfrescato’. Esattamente come quando si apre una finestra per cambiare aria. E’ quanto sostengono alcuni studiosi dell’università di Princeton, dopo aver condotto una serie di esperimenti sugli esseri umani. I 160 volontari dello studio sono stati sottoposti alla visione di un gruppo di persone sbadiglianti (non c’è nulla di più contagioso di uno sbadiglio…), per monitorare la frequenza e la tendenza allo sbadiglio stesso.

La metà ha partecipato all’esperimento in estate, gli altri ottanta in inverno. Ebbene, in estate, quando la temperatura esterna è più simile a quella corporea, si sbadiglia di meno che in inverno. Questo perché sbadigliare serve appunto a raffreddare il cervello; se la temperatura esterna è elevata lo sbadiglio viene inibito fisiologicamente, mentre viene accentuato in inverno proprio perché l’aria più fredda possa penetrare più facilmente. Lo sbadiglio dunque riduce la temperatura all’interno della testa.

> Cellule staminali, ancora polemiche

Di Francesca Fiorentino, www.enxerio.com

Continua a far discutere la decisione della Corte di giustizia dell’UE circa il divieto di brevettare medicinali ricavati da cellule staminali con procedimenti che comportano la distruzione degli embrioni umani.  In sostanza secondo la Corte, “deve essere riconosciuta la qualifica di embrione umano anche all’ovulo non fecondato (…) dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano”.

A causa di questo divieto è stata bloccata la commercializzazione del trattamento che combatte il morbo di Parkinson, brevettato dal ricercatore tedesco Oliver Brustle. Nel 1997 il dott. Brustle aveva brevettato una cura che si fondava sull’uso di cellule progenitrici neurali isolate e depurate, ricavate da blastocisti umani, ovvero cellule staminali prelevate da embrioni a circa 5 giorni dalla fecondazione.

La domanda fu annullata dall’ufficio brevetti tedesco su richiesta di Greenpeace; anche se il medico sostenne in appello che non si poteva parlare di embrioni umani per le cellule staminali in stadio di blastocisti, nel 2009 la Corte di Cassazione federale ha passato la palla alla Corte di Lussemburgo, che si è espressa pochi giorni fa.

Dunque, la legge europea proibisce la brevettabilità e la produzione di farmaci e altri presidi medici ottenuti distruggendo embrioni umani. Questo vuole dire che con le cellule embrionali umane si può continuare a fare ricerca, ma che non si possono più commercializzarne i risultati. Lecito chiedersi quali sia l’azienda farmaceutica che finanzierebbe una ricerca senza la possibilità di lucrarci. Verosimilmente, nessuna.