Film, “Il mio grosso, grasso matrimonio greco 2” di Kirk Jones

A cura di Francesca Fiorentino

grosso_grasso_2Nia Vardalos è una miracolata. Attrice e sceneggiatrice di discreto talento, è balzata agli onori della cronaca nel 2002 grazie alla simpatica commedia “etnica”, Il mio grosso, grasso matrimonio greco, di cui era interprete e autrice del soggetto. Nel film raccontava in maniera spiritosa la vita di una ragazza alla ricerca della propria identità in una chiassosa e opprimente famiglia di origini greche.

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Prodotta dalla moglie di Tom Hanks, Rita Wilson, l’opera conquista subito il pubblico per il suo umorismo all’acqua di rose e la verace caratterizzazione dei personaggi, dal padre, maniaco della cultura ellenica, che cura ogni malanno col Vetril, alla giunonica madre, angelo del focolare dallo spirito mordace.

Quattordici anni dopo, la Vardalos torna sul luogo del delitto e nel sequel prova a mettere in scena nuovi problemi di identità, stavolta legati alla figlia, una studiosa adolescente che deve capire cosa vuole dalla vita e soprattutto desidera ardentemente separarsi da quei genitori troppo affettuosi e asfissianti per lasciarla volare con le proprie ali.

Se nel primo capitolo tutto funzionava egregiamente, con il focus della storia concentrato sulla relazione amorosa tra la protagonista e lo “straniero”, nel secondo tutto diventa più fumoso e confuso.

Alla storyline della giovane che cerca una vera realizzazione, si affianca quello degli anziani genitori di Thula, che scoprono dopo tanto tempo di non essere sposati. E quando il discorso si sposta sull’amore senile, sulla difficoltà di integrarsi in una società informatizzata all’ennesima potenza, sui valori fondanti della famiglia come nucleo primigenio di ogni relazione sociale, il film perde colpi e diventa noioso e annacquato.

A salvarlo è solo la simpatia degli interpreti e la buffa caoticità di situazioni in cui è facile identificarsi. Se vi basta questo, allora potete tranquillamente dedicarci una serata.