Prendi il denaro nelle tue mani – 1a puntata
30 agosto 2009 2 commenti
Essere ricchi non significa necessariamente girare con la Rolls Royce o farsi la quinta casa alle Antille. Si tratta, molto semplicemente, di quanto entra e quanto esce. Se guadagnate mille euro al mese e ne spendete milleduecento, siete poveri. Se ne incassate diecimila, ma ne escono dodicimila, siete ancora più poveri. Se le vostre entrate sono di un milione di euro al mese, ma le uscite assommano a un milione e duecentomila euro mensili, potete crederci o no, ma siete dei poveracci assillati dai debiti.
Questa affermazione vi sorprenderà. Cionostante, se ci riflettete, è verissima. Tutto si riduce a quello che in gergo si chiama cashflow o, per usare un termine più terra terra, flusso di cassa. Insomma, ciò che rimane quando avete pagato le spese.
Il gioco in effetti si chiama AUMENTA IL TUO CASHFLOW. Per fare questo, ci sono essenzialmenet due modi: (a) aumentare le entrate (b) diminuire le uscite. In emtrambi i casi è utile prendere coscienza dei vostri movimenti di denaro. E qui può essere utile la mia storia personale, che somiglia alla fine a quella di molti di noi.
Ho cominciato a lavorare alla radio a ventitrè anni. In reltà ero nel settore da moltissimo tempo, ma finora nessuno mi aveva mai pagato per chacchierare e mettere dischi. Adesso, invece, ero un “professionista”. In realtà, mi davano meno che a una donna delle pulizie, e avevo dovuto aprire partita Iva, quindi lavoravo senza ferie e senza indennità di malattia. Però, diciamolo, non avrei mai pensato di guadagnare soldi facendo quello che mi piaceva. Poi lavoravo molto, quindi alla fine intascavo una cifra non malvagia.
Ero gasato, insomma, e qui cominciarono i problemi. Mi piacevano le focacce ripiene e i fumetti. Già prima mi ci giocavo la paghetta, restando magari senza una lira a metà settimana. Adesso poi che avevo qualcosa che popmposamente chiamavo “stipendio” cominciai a spendere a piene mani. Sparivano anche i soldi che, essendo libero professionista, l’azienda mi anticipava per pagare le tasse.
Fortuna che c’era mia madre a togliermi le castagne dal fuoco. Ovvero, nel caso specifico, a prestarmi i soldi che mi mancavano. Che bello! Avrei potuto tranquillamente continuare a spendere. A un certo punto, però, la brava donna si ruppe le scatole e mi presentò il conto. Le dovevo una cifra immane, e aveva tutta l”intenzione di riprendersela.
Così, mi sequestrò il libretto di risparmio. Visto che non sapevo gestirmi, saremmo tornati a qualcosa di molto simile alla paghetta.Potete facilmente immaginare la mia disperazione. Addio focacce! Addio fumetti! Per qualche giorno me ne andai in giro con il muso, senza che peraltro mia madre si commuovesse minimamente. Poi, ebbi qualcosa che posso soltanto chiamare illuminazione. Mi resi conto che alla fine non era così vero che non potevo più soddisfare le mie passioni.