Film, “Un sapore di ruggine e ossa” di Jacques Audiard

A cura di Francesca Fiorentino

sapore_ruggine_ossaStephanie è un’addestratrice di orche ad Antibes. Ali è un uomo che vive di espedienti con un figlio a carico. Si incontrano in discoteca e si separano poco dopo. Fino a quando una tragedia che coinvolgerà la ragazza non li riunirà, trasformando il loro rapporto in una relazione sentimentale.

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Quando Jacques Audiard parla d’amore lo fa in maniera carnale e profonda. Riesce ad entrare nei territori più reconditi dell’animo umano, senza falsi sentimentalismi. Era successo nel bellissimo Tutti i battiti del mio cuore, in cui la musica era la chiave per esplorare il rapporto tra un uomo e una donna incapaci di comunicare con le parole, ma più uniti di quanto si potesse pensare, e il miracolo si ripete anche in Un sapore di ruggine e ossa del 2012.

Ispirato ad una serie di racconti di Craig Davidson, il film prende i due protagonisti, Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts e li inserisce in una struttura di grande intensità emotiva. Sono i loro corpi imperfetti ad essere in primo piano. La donna non ha più le gambe in seguito ad un incidente sul lavoro, mentre Ali, che è un lottatore, sembra trascinare nel mondo i suoi muscoli pesanti.

Se lei trova nella fragilità una nuova forza, anche quella di perdonare l’animale che l’ha mutilata, lui capisce come dosare la propria forza e grazie a Stephanie “impara” cosa voglia dire essere delicati. Una dote umana essenziale nel rapporto uomo-donna, un regalo che lei pretende e chiede ad alta voce.

Il regista francese mostra l’evoluzione di questo rapporto, nato inizialmente come mutuo sostegno, dosando in egual misura brutalità e poesia e grazie a questa alchimia riesce a schivare qualunque deriva melodrammatica. 

Film, “Kung Fu Panda 3”, di Alessando Carloni e Jennifer Yuh

Kung-Fu-Panda-3-Second-Teaser-PosterA cura di  Francesca Fiorentino

Sgombriamo subito il campo: delle polemiche scatenate da Adinolfi non scriveremo nella nostra recensione di Kung Fu Panda 3. Se volete approfondire, potrete soddisfare la vostra curiosità altrove.

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Qui parleremo invece di quanto sia delizioso questo terzo capitolo della saga di Po, il goffo panda da cui dipende il destino dell’umanità. Ormai giunto alla piena maturità, il dolce plantigrade scopre di essere un maestro designato, quella figura solenne e saggia che insegna e tramanda il kung fu alle generazioni future.

Non sarà facile per il guerriero del dragone accogliere il compito che gli è stato affidato, perché ancora non riesce a riconoscersi una propria forza. E poi perché all’orizzonte si intravede uno spirito malvagio, Kai, che vuol rubare l’energia di tutti i maestri.

E se vorrà proteggere tutti coloro che ama, dovrà imparare a tirar fuori il meglio da loro. Il nostro eroe riuscirà nell’impresa grazie ai suoi due papà, l’oca che lo ha adottato fin da cucciolo e il padre naturale, Lai, che lo ritrova dopo anni e lo riporta nel villaggio natio.

I bambini adorano Po perché è un eroe sui generis. Egli scopre il coraggio di volta in volta e ogni prova lo rende più forte. Ancor più forte che nei precedenti capitoli emerge netto il discorso sull’identità del protagonista, che si rafforza nel rapporto con gli altri (gli abitanti del suo villaggio) e con le due figure genitoriali.

Bellissimo visivamente, con dei poetici inserti raccontati con stile grafico grezzo, quasi fossero le illustrazioni di un vecchio libro di fiabe, Kung Fu Panda 3 è un film ideale per grandi e bambini. Da vedere.