Film, “Un sapore di ruggine e ossa” di Jacques Audiard
20 aprile 2016 Lascia un commento
A cura di Francesca Fiorentino
Stephanie è un’addestratrice di orche ad Antibes. Ali è un uomo che vive di espedienti con un figlio a carico. Si incontrano in discoteca e si separano poco dopo. Fino a quando una tragedia che coinvolgerà la ragazza non li riunirà, trasformando il loro rapporto in una relazione sentimentale.
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Quando Jacques Audiard parla d’amore lo fa in maniera carnale e profonda. Riesce ad entrare nei territori più reconditi dell’animo umano, senza falsi sentimentalismi. Era successo nel bellissimo Tutti i battiti del mio cuore, in cui la musica era la chiave per esplorare il rapporto tra un uomo e una donna incapaci di comunicare con le parole, ma più uniti di quanto si potesse pensare, e il miracolo si ripete anche in Un sapore di ruggine e ossa del 2012.
Ispirato ad una serie di racconti di Craig Davidson, il film prende i due protagonisti, Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts e li inserisce in una struttura di grande intensità emotiva. Sono i loro corpi imperfetti ad essere in primo piano. La donna non ha più le gambe in seguito ad un incidente sul lavoro, mentre Ali, che è un lottatore, sembra trascinare nel mondo i suoi muscoli pesanti.
Se lei trova nella fragilità una nuova forza, anche quella di perdonare l’animale che l’ha mutilata, lui capisce come dosare la propria forza e grazie a Stephanie “impara” cosa voglia dire essere delicati. Una dote umana essenziale nel rapporto uomo-donna, un regalo che lei pretende e chiede ad alta voce.
Il regista francese mostra l’evoluzione di questo rapporto, nato inizialmente come mutuo sostegno, dosando in egual misura brutalità e poesia e grazie a questa alchimia riesce a schivare qualunque deriva melodrammatica.