Torna il Festival Internazionale della Robotica: Pisa diventa “RoboTown” dal 27 settembre al 3 ottobre

Fonte Ufficio Stampa

Decine di appuntamenti tra la città della torre pendente, la Versilia e l’Arno Valley per conoscere le più importanti ricerche e applicazioni nei settori che stanno già cambiando (in meglio) la nostra vita. Le anticipazioni sul programma tra scienza, divulgazione e arte.

PISA, 5 giugno. Pisa diventa “RoboTown”, la città dei robot, grazie alla seconda edizione del Festival Internazionale della Robotica, ospitato per la seconda edizione, dal 27 settembre al 3 ottobre 2018, nella città toscana che vanta una delle più alte concentrazioni al mondo di addetti e di attività per la ricerca, lo sviluppo, l’applicazione di sistemi robotici verso settori sempre più ampi, che ormai arrivano a coinvolgere (e migliorare) ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Dopo l’esordio del 2017, caratterizzato da un successo record con oltre 10 mila presenze, si conferma estesa e rilevante la rete delle istituzioni di Pisa che hanno confermato il valore e la rilevanza del Festival come elemento chiave per pianificare l’ulteriore sviluppo territoriale, per aumentarne la notorietà a livello mondiale e, soprattutto, per dimostrare come la robotica, in tutte le sue declinazioni, sia una tecnologia amichevole per l’uomo. I sistemi robotici, infatti, sono a servizio dell’uomo per aiutarlo e per agevolarlo, mai per sostituirlo, a meno che non si tratti di compiere incarichi pesanti e pericolosi.

  In questi giorni si rinnova il protocollo di intesa che vede impegnarsi nell’organizzazione e nel sostegno del secondo Festival Internazionale della Robotica Regione ToscanaComune di PisaProvincia di PisaUniversità di PisaScuola Normale SuperioreScuola Superiore Sant’AnnaConsiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’AnnaCentro di Ricerca “E.Piaggio” dell’Università di PisaCentro di Eccellenza Endocas dell’Università di PisaIrccs Fondazione Stella MarisCamera di CommercioAzienda Ospedaliero-Universitaria PisanaFondazione Arpa. Confermata la direzione del Festival di Franco Moscapresidente della Fondazione Arpa e professore emerito di chirurgia generale all’Università di Pisa. Alla direzione artistica è stato riconfermato Renato Raimo, che curerà la regia e condurrà l’evento clou, in programma il 3 ottobre al Teatro Verdi di Pisa, con la partecipazione di Andrea Bocelli.

Aumentano le sedi che ospitano gli eventi dell’edizione 2018 del Festival Internazionale della Robotica, per rispondere alle esigenze di un programma dove sono più numerose le aree di interesse e che si distribuisce sul territorio, dalla Versilia a Pontedera, lungo l’Arno Valley. A Pisa, tra le sedi, si ricordano gli Arsenali Repubblicani, il convento delle Benedettine e il palazzo della Sapienza dell’Università di Pisa, la Stazione Leopolda, la Scuola Normale Superiore, la Scuola Superiore Sant’Anna, i Navicelli, l’Opera della Primaziale, la Camera di Commercio, il Centro di Ricerca Enel, l’Unione Industriale Pisana, la Domus Mazziniana, le Officine Garibaldi, il Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, la Torre Guelfa della Cittadella, il Museo e il Cantiere delle Navi Antiche, il Centro di Restauro del Legno Bagnato. Con la nuova edizione si aggiungono il Teatro Puccini a Torre del Lago (Lucca) e laFondazione Piaggio di Pontedera (Pisa).

Il programma si sta delineando e comprende già decine di eventi di carattere scientifico, divulgativo, musicale e culturale, per rispondere alle esigenze di un pubblico ampio e variegato, proprio come ampia è la presenza della robotica – intesa nel senso più ampio del termine – nella vita quotidiana. Sono previsti eventi sul contributo della robotica in sanità, nella cooperazione umanitaria, nella nautica da diporto, anche per permettere alle persone differentemente abili di affrontare un viaggio in mare in sicurezza, nello sport, nell’industria e nel mercato del lavoro. La riflessione si soffermerà sulle implicazioni etichesocialieconomiche legate alla sempre più massiccia diffusione della robotica, senza tralasciare aspetti che coinvolgono la “green economy”, il recupero e la conservazione dei beni culturali, la medicina, esplorando anche il ruolo di professioni come quella dell’infermiere nella gestione delle nuove tecnologie.

Attenzione particolare riservata alla robotica educativa, che permette al Festival di avviare una collaborazione con Internet Festival, in programma dall’11 al 14 ottobre 2018, sempre a Pisa. All’interno dell’Internet Festival, saranno proposti laboratori di robotica educativa pensati per gli studenti delle scuole, dalle elementari alle superiori. Grazie a questa partnership, Internet Festival e Festival Internazionale della Robotica propongono laboratori che vedono protagoniste le nuove generazioni, per facilitare il coinvolgimento degli studenti, dei docenti e di tutti coloro che vorranno entrare in contatto con la robotica o approfondire la conoscenza delle tecnologie che stanno ridisegnando il futuro dell’educazione e della didattica. A proposito di collaborazioni, da segnare quella con BRIGHT 2018, la Notte dei Ricercatori, che in particolare nella città di Pisa prevede eventi diffusi di divulgazione scientifica, con particolare attenzione per la robotica.

 Anche la seconda edizione del Festival presenta un cartellone culturale con concerti, spettacoli e un occhio particolare per il cinema, proponendo il nuovo concorso cinematografico “Pisa Robot Film Festival”, rassegna per scoprire quanto sia saldo il legame tra il mondo della celluloide e quello della robotica.

 In un programma in continuo aggiornamento, con decine di appuntamenti, ecco alcune date da non dimenticare: 27 settembre inaugurazione al Teatro Verdi; 28 settembre BRIGHT 2018, la Notte dei Ricercatori; 29 settembre (pomeriggio) concerto “LOLA”, nell’aula magna della Sapienza, Università di Pisa (pomeriggio), “ROBOTopera” al Teatro Puccini di Torre del Lago (sera); 30 settembre concerto con la chitarra appartenuta a Giuseppe Mazzini, presso la Domus Mazziniana; 1 ottobre concerto di strumenti antichi presso la Domus Mazziniana (pomeriggio) “Totentanz” di Franz Liszt al Camposanto Monumentale del Duomo di Pisa (sera); 2 ottobre opera “Don Cristobal” alla Gipsoteca di arte antica dell’Università di Pisa; 3 ottobre concerto con Andrea Bocelli e Maria Luigia Borsi al Teatro Verdi di Pisa.

  Per seguire il Festival: www.festivalinternazionaledellarobotica.it , Facebook, Twitter, Instagram.

Certe nubi riflettono di più

Fonte: Ufficio Stampa Cnr | Foto: Pixabay

Un recente studio dell’Isac-Cnr ha scoperto come i tensioattivi organici aumentino la capacità delle nubi marine di riflettere la radiazione solare, con effetti su precipitazioni e clima. Il lavoro pubblicato su Nature

Le nubi sono elementi fondamentali del bilancio radiativo del nostro pianeta, cioè del rapporto tra la radiazione solare che arriva sulla Terra e quella che viene riflessa di nuovo verso lo spazio. La limitata capacità dei modelli attualmente elaborati e utilizzati dagli studiosi di riprodurre i processi di formazione ed evoluzione delle nubi, perciò, rappresenta un fattore di incertezza essenziale nell’analisi e nella predizione dei cambiamenti climatici. Un team di ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna ha ora confermato dal punto di vista sperimentale un’ipotesi formulata due decenni fa che riveste un’importante rilevanza climatologica. I risultati sono stati pubblicati su Nature.

“Che le nubi si formino da piccole particelle di particolato atmosferico è noto da decenni, ma per la prima volta abbiamo scoperto che i composti tensioattivi organici di origine marina formano molto più efficacemente le goccioline di nube aumentando così l’effetto raffreddante delle nubi marine”, dichiara Maria Cristina Facchini, dirigente di ricerca dell’Isac-Cnr e coordinatrice del team italiano che ha collaborato allo studio insieme con altre Università e Centri di Ricerca europei, statunitensi e canadesi. “Particelle nanometriche ricche di composti organici danno luogo a nubi che contengono un numero molto più alto di goccioline, fino a dieci volte, e risultano per questo essere più riflettenti e meno suscettibili di formare precipitazioni. La combinazione di questi due fattori esercita un effetto di raffreddamento del clima che, alla luce di questi nuovi risultati, potrà essere meglio quantificato”.

La scoperta investe quindi la riflettività (albedo) e la capacità di produrre precipitazioni delle nubi. “Studi teorici e di laboratorio avevano suggerito il ruolo potenzialmente importante nel processo di formazione delle nubi dei tensioattivi organici contenuti nel particolato atmosferico. Questo effetto era in particolare stato ipotizzato più di un decennio fa in un lavoro da me condotto (Facchini et al., Nature 1999), ma non era mai stato osservato in ambiente reale e tanto meno simulato dai modelli”, conclude Facchini. “Questo studio rappresenta una svolta nella comprensione dei processi di formazione delle nubi dal punto di vista sia sperimentale che teorico. Ora la sfida sta nel determinare l’importanza del processo osservato alla grande scala, mediante un’ulteriore affinamento dei modelli climatici globali”.

Addio Mp3 (o quasi). Fraunhofer non rinnova licenze

L’Mp3 va in pensione. E’ infatti scaduto il brevetto di questo formato audio, detenuto  da Fraunhofer IIS, e l’istituto tedesco ha deciso di non rinnovarlo. I creatori di Mp3  lo ritengono ormai obsoleto, dal momento che ormai anche per l’audio esistono formati  più efficienti, come ad esempio l’AAC, lanciato da Apple.

Naturalmente i files continueranno a funzionare, così come i software che permettono di  crearli. E’ solo questione di tempo però perché il formato cada in disuso. D’altronde è  da molto ormai che la musica si ascolta in streaming, grazie a servizi come Spotify, senza scaricarla sui device.

Alzheimer, individuato il meccanismo che lo sviluppa

alzheimerAlcune notizie ci rendono felici non solo per l’importanza che esse posseggono, ma per la soddisfazione che siano legate ad equipe scientifiche italiane. Non si tratta solo di campanilismo, quanto di notare come in assenza di sostegno da parte degli enti pubblici, studiosi e medici di casa nostra continuino a lavorare per ottenere risultati significativi.
Stiamo parlando dello studio a cura del Nico (Neuroscienze Institute Cavalieri Ottolenghi), Università di Torino, che fa luce sui meccanismi che impediscono al cervello di rigenerarsi e quindi di favorire l’Alzheimer. La patologia, infatti, è legata all’accumulo nel tessuto cerebrale di peptidi di β amiloide (Aβ); i ricercatori torinesi hanno individuato la relazione che lega la presenza di questa molecola ai principali meccanismi di morte e ricambio cellulare. Focalizzarsi su questo ci può permettere infatti di favorire il processo di ricambio cellulare e frenare lo sviluppo dell’Alzheimer.

Alzheimer, test individuerebbe la malattia prima della manifestazione

adult helping senior in hospitalUna patologia grave come l’Alzheimer non è sconvolge solo la vita dei malati, ma anche quella dei familiari delle persone che si ammalano. Ecco perché qualunque notizia legata alla possibilità di una cura o di prevenzione della malattia viene sempre salutata con un cauto ottimismo. L’ultimo aggiornamento sul versante della prevenzione è legato ad un sofisticato test di diagnosi precoce, fatto attraverso un normale prelievo del sangue, che stani la malattia al suo esordio, quando ancora essa non presenta alcun sintomo.

Uno studio britannico, condotto dai ricercatori di Oxford e pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, ha dimostrato che nel sangue di persone predisposte all’Alzheimer siano presenti delle proteine con anni di anticipo rispetto alla manifestazione della malattia. Lo studio condotto su un campione di 452 persone sane, 220 con declino cognitivo lieve e 476 con l’Alzheimer, si è rivelato esatto nell’87% dei casi.

Fino ad oggi la maggior parte delle sperimentazioni iniziate tra 2002 e 2012 per prevenire o curare l’Alzheimer, sono fallite miseramente per il 96%; questo perché i pazienti entrano a far parte dei trial clinici con la malattia in fase avanzata e sintomi già presenti. Se l’Alzheimer ha il suo esordio almeno 10 anni prima della comparsa dei primi sintomi, è giusto poter individuare la futura malattia con anni di anticipo al fine di poter valorizzare appieno le sperimentazioni. Il test in questione dovrà essere ora convalidato su un campione maggiore di persone.